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Di Aldo Domina

Il 6 maggio scorso è apparso sul sito del MIUR un comunicato stampa(1) attraverso il quale veniva annunciata l’istituzione a cura del Ministro Giannini di due Cantieri finalizzati a “tradurre in azioni i contenuti delle Linee Programmatiche presentate in Parlamento”(2) il 27 marzo scorso la cui composizione vede al suo interno sottosegretari ed esperti(3) dal “profilo fortemente internazionale” e dalla “spiccata vocazione per l’innovazione in ambito scolastico.” Vediamone insieme l'impatto e gli interessi coinvolti.

Premessa

Il primo dei Cantieri, denominato “Docenti”, ha avuto il mandato di elaborare “proposte ambiziose e di sistema in materia di formazione, reclutamento e valorizzazione della professionalità degli insegnanti”, il secondo, identificato con una definizione oltremodo programmatica, “Competenze per il Made in Italy’”, ha avuto l’incarico di formulare “proposte per superare il disallineamento tra offerta formativa e domanda di nuove competenze che emerge dai grandi cambiamenti sociali, globali e tecnologici”, di favorire il “rafforzamento e il rilancio dell'Istruzione tecnica e della formazione professionale” e di scandagliare “altre competenze (digitali e linguistiche) indispensabili per crescere ragazzi a loro agio in un’Italia che dovrà sempre più avere una vocazione internazionale”. Ai venti membri dei due gruppi, dieci per ogni Cantiere, è stato dato il termine di tre mesi per la conclusione dei lavori e affidato il compito di agire in itinere “come catalizzatori di proposte e innovazione per il mondo della scuola” e di “mobilitare tutte le energie e le risorse necessarie intorno alle soluzioni individuate, anche attraverso una consultazione online e offline che coinvolgerà cittadini, docenti, presidi, studenti, sindacati e associazioni”. I due Cantieri, quindi, appaiono investiti di un triplice incarico, elaborare al proprio interno, in virtù delle competenze dei suoi membri, soluzioni innovative, accogliere, nel corso del tempo dato, le proposte degli interlocutori interessati al mondo della scuola, favorire, a fine percorso, un ampio coinvolgimento di tutti gli stakeholder. Questo in breve il contenuto del comunicato stampa.

Impatto

Complice forse la conclusione dell’anno scolastico e l’approssimarsi delle vacanze estive, complice forse anche il sopravvento preso da altri “Cantieri”, quelli cioè previsti dal piano di investimenti per l’edilizia scolastica, l’importante e promettente iniziativa non ha avuto la diffusione e la risonanza che avrebbero dovuto avere. Dirigenti Scolastici e docenti, come pure responsabili di siti web istituzionali e non, redattori di riviste della scuola in formato cartaceo e online, autori di blog e frequentatori di social non hanno riservato alla notizia l’attenzione che avrebbe meritato e non sembrano averne percepito potenziale e portata. Forse non hanno avuto modo di soffermarsi adeguatamente a riflettere sulle possibili prospettive, forse hanno assunto consapevolmente un atteggiamento attendista, forse hanno deciso di attenersi alla scansione temporale prefigurata nello stesso comunicato, segnata da un prima fase riservata agli esperti e da una seconda estesa a tutti gli operatori, oppure, ancora, sono rimasti indecisi davanti all’alternativa di dar subito il via ad una produzione di contributi, facendo leva sul fatto che gli esperti sono stati presentati “come catalizzatori – in itinere – di proposte e innovazione per il mondo della scuola”, o di rimandare il proprio apporto ad una collaborazione successiva, quando, scaduti i tre mesi del mandato, partirà la “consultazione online e offline”. Sta di fatto che al momento tutto sembra tacere, fatta eccezione per due iniziative promosse rispettivamente dal partito democratico e dalla FLC CGIL. La prima, un convegno organizzato dal 4 al 6 luglio a Terrasini (PA) dal titolo “SOS – Un cantiere per la scuola”(4), ha offerto l’opportunità ai trecento partecipanti di confrontarsi su temi espressamente indicati nel comunicato stampa del Ministro o strettamente connessi a quelli, quali gli ordinamenti, la formazione, la selezione, il reclutamento, la professionalità, la valutazione, la diversità e l’integrazione, l’innovazione didattica, la progettazione e la manutenzione degli edifici scolastici, il middle management, la Dirigenza Scolastica. Tra i tanti spunti confluiti nel documento di sintesi, che raccoglie le voci dei protagonisti, merita di essere citato, in riferimento alla professionalità docente, un passaggio che appare come una mano tesa nei confronti di chi ha formalmente ricevuto l’incarico di elaborare soluzioni innovative: «Bisogna dunque non “riqualificare” i docenti, ma ripensare dalle basi il loro processo formativo e selettivo… fissando in qualche modo le competenze del docente del terzo millennio… Una capillare azione dunque che deve porre in essere gli obiettivi della scuola di oggi, per superare l’inerzia, la paura, l’isolamento, l’azione al ribasso, la mortificazione…». La seconda iniziativa è la conferenza stampa organizzata il 21 luglio per presentare un documento, “Cantiere scuola FLC CGIL. Proposte per la scuola bene comune”, in cui si riprendono tesi già sostenute in altre occasioni, in particolare in materia di investimenti, formazione, edilizia, organico e valutazione, e si avanzano alcune proposte tra cui quella di un “profilo multicompetente per la funzione docente” attraverso una «robusta “manutenzione e implementazione”» che preveda, «in aggiunta alle tradizionali competenze disciplinari, pedagogiche, metodologico-didattiche, di ricerca, documentazione e valutazione, presenti nell’attuale profilo, anche quelle psicopedagogiche, relazionali, organizzative, informatiche e sull’utilizzo delle nuove tecnologie, linguistiche e di orientamento». I primi di settembre, quando i docenti avranno rimesso piede nelle scuole, i Dirigenti Scolastici avranno illustrato il piano annuale delle attività, le lezioni scolastiche saranno prossime a ricominciare, le rotative avranno ripreso a stampare articoli, i siti e i blog a ripopolarsi di notizie, i social a rivitalizzarsi di opinioni e condivisioni, il tempo degli esperti sarà già scoccato e avrà inizio quello di operatori e non, dal momento che la consultazione “coinvolgerà cittadini, docenti, presidi, studenti, sindacati e associazioni”, e si sarà chiamati allora a dire la propria. A quel punto cosa accadrà? Ci si dovrà semplicemente e sinteticamente esprimere su un prodotto “già confezionato” o si dovrà/potrà avviare una fase di riflessione alla fine della quale pervenire ad un modello di sintesi? Bisognerebbe evitare di farsi trovare con le lucerne spente.

Le ragioni

L’esigenza di ragionare ancora una volta sulle sorti della scuola appare in questo momento dettata non solo dall’iniziativa del ministro in carica, ma anche dal diffuso malumore manifestato di recente dai docenti a causa della drastica riduzione dei fondi del MOF(5) destinato a garantire compensi economici alle prestazioni aggiuntive connesse all’ampliamento dell’offerta formativa. Due spinte convergenti, una top-down, l’altra bottom-up, che si muovono nello stesso momento e che insistono sullo stesso terreno, non possono non “cercarsi a vicenda”: da una parte l’iniziativa del ministro prevede, infatti, una “consultazione online e offline che coinvolgerà cittadini, docenti, presidi, studenti, sindacati e associazioni”, dall’altra il malumore dei docenti, uscendo dalle secche delle comprensibili rimostranze, può rappresentare l’occasione per elaborare proposte costruttive che consentano di pervenire a soluzioni appropriate all’attuale contesto storico e culturale da inviare e/o rappresentare al ministro. Non si può nascondere che l’impresa sia ardua, ma non si può nemmeno decidere di abbandonarla a priori. Tenersi fuori dal confronto, astenersi dal prospettare idee e contributi equivarrebbe, da un lato, a denunciare il proprio silenzio o, peggio, la propria indifferenza, dall’altro, a delegare ad altri decisioni e soluzioni, su cui nulla, poi, si avrebbe il diritto di sindacare. Se da un lato diffidenza e scetticismo possono avere forse una qualche giustificazione, non si può nemmeno negare che sarebbe delittuoso precludersi la prospettiva del cambiamento e del miglioramento e desistere dal tentativo di imbastire una nuova architettura di scuola. Molte volte nuovi traguardi sono stati raggiunti grazie alla caparbietà di coloro che li hanno immaginati e li hanno prefigurati quando ancora non erano all’orizzonte e non apparivano per nulla avvicinabili, ma, una volta conseguiti, si sono rivelati una conquista quasi naturale e indispensabile su cui si sono riversati consenso e apprezzamento, trasformandosi di colpo in un’acquisizione insostituibile e del tutto funzionale al buon funzionamento di organizzazione e relazioni. Le ragioni del dibattito non si esauriscono tuttavia nell’iniziativa ministeriale e nel malumore dei docenti sul MOF, trovano linfa e giustificazione anche in altri campi, i giudizi negativi sulla qualità della scuola e sulla propria formazione espressi dagli stessi insegnanti, come emergono anche da indagini recenti(6), i moniti contenuti nelle novantacinque tesi sulla scuola presentate sul proprio blog da Annamaria Testa(7), i ritardi rilevati nelle indagini internazionali che mettono a confronto il sistema scolastico italiano con quello delle altre nazioni europee(8), le discrepanze territoriali ancora una volta emerse attraverso i dati INVALSI presentati il 10 luglio scorso a Roma(9), l’opinione corrente di molte famiglie che non esitano ad esprimere riserve sulla preparazione data dalla scuola ai propri figli, sulla professionalità degli insegnanti a cui quelli sono affidati e soprattutto sulla capacità del nostro sistema scolastico di favorire un efficace e rapido inserimento nel mondo del lavoro. Lo spazio delimitato dal Ministro e gli altri che ad esso si potranno agganciare (quello di questa o di altre riviste, dei Collegi, delle assemblee dei genitori, delle piattaforme digitali, dei siti e dei blog, dei seminari e dei convegni…) possono rappresentare, pertanto, un’opportunità, un cantiere sui “cantieri”. Serviamocene per dire la nostra, per condividere opinioni e idee che incontrandosi con quelle di altri potrebbero diventare motivo e strumento per elaborare pezzi importanti e significativi di un nuovo modello di scuola, magari più consoni e rispondenti alle esigenze di chi nella scuola ogni giorno ci vive, di chi della scuola vuole recuperare e prospettare valori, di chi dalla scuola si aspetta anche un rilancio dell’economia del paese. Non è certo il tempo per battere strade isolate che hanno il doppio svantaggio di precludere l’apporto di idee e collaborazioni, non è certo il tempo di pensare che il proprio contributo possa risultare inutile e che quindi sia vano proporlo, non è neppure il tempo per vivere nell’attesa che altri trovino le soluzioni più idonee e “servano” ricette pronte, non è nemmeno il tempo di convincersi di essere gli unici in grado di inquadrare correttamente le situazioni, ma di sottrarsi al confronto per timore di non essere ascoltati e compresi, è, invece, il tempo di metterci del proprio in termini di idee, contributi e soluzioni, è il tempo della progettazione comune, a prescindere e al di là delle appartenenze e delle resistenze, è il tempo di rendersi conto che solo la promozione di tutti rappresenta la migliore garanzia della promozione di ciascuno, è il tempo di rendersi conto che bisogna assumere, non attendere, un ruolo da protagonisti, è il tempo per pensare che è possibile intraprendere azioni e iniziative in grado di elevare la qualità del servizio scolastico, puntando a risultanti gratificanti non solo sul piano della fruizione ma anche su quello dell’erogazione.

I temi

Il campo di azione è assolutamente ampio e affonda le sue radici quanto meno nei grandi temi di discussione affrontati in occasione della Conferenza Nazionale sulla scuola tenutasi a Roma nel 1990(10), quando autorevoli relatori prefigurarono i filoni strategici indispensabili per il rinnovamento e il rilancio del sistema di istruzione e formazione, soffermandosi su finanziamenti e spese per la scuola, servizio nazionale di valutazione, formazione degli insegnanti, istruzione obbligatoria, rapporto scuolalavoro, governo della scuola e autonomia didattica. Il comunicato stampa del Ministro individua quattro macro aree di confronto, formazione, reclutamento, valorizzazione (per il Cantiere “Docenti”) e competenze (per il Cantiere “Competenze per il Made in Italy”) che richiamano l’attenzione sui temi che sono diventati cruciali nel dibattito degli ultimi venticinque anni. Chi, ad esempio, non si è pronunciato a favore della necessità della formazione permanente per i docenti (e non solo)? Chi non ha sostenuto l’opportunità di una formazione obbligatoria? L’urgenza di queste due istanze adombra forse, in maniera neanche troppo velata, l’idea che l’insegnante che opera nelle classi del nostro paese e che segue i nostri figli non è adeguatamente formato, è, anzi, privo delle conoscenze e delle competenze necessarie a garantire una “buona preparazione” e non risponde, in definitiva, al prototipo delineato nell’ultimo rapporto della rete Eurydice dedicato appunto alla professione docente(11)? “La formazione va… impostata in funzione della creazione di un ambiente di apprendimento capace di promuovere una riflessione guidata tra professionisti adulti, ai quali non vanno proposte… modalità trasmissive – peraltro ritenute inadeguate per gli stessi studenti – ma offerti strumenti teorici per consentire un confronto con le esperienze professionali maturate da ciascuno. In altre parole la formazione deve centrare la sua attenzione non tanto sui «contenuti» da trasmettere al docente da formare, ma sullo sviluppo e sulla facilitazione degli «apprendimenti» da parte degli stessi docenti, sulla base della riflessione comune circa le «pratiche» effettive della comunità professionale e di un’attività di counseling assicurata da università o da altre strutture di ricerca educativa”.(12)

Se allora la formazione è indispensabile e il prototipo di docente italiano è lontano da quello dei paesi europei(13), si può ancora temporeggiare? Chi non riconosce la necessità di un sistema di reclutamento funzionale e affidabile? Quale dirigente scolastico non ripete annualmente gli scongiuri quando, a seguito delle operazioni di mobilità disposte dal Sistema Informativo del MIUR, i posti vacanti della propria istituzione vengono assegnati a nuovi insegnanti? O quali Dirigenti Scolastici, a fronte di innesti poco qualificati nei team o nei consigli di intersezione o di classe, non sono oggi fautori di una modalità di reclutamento decentrata che sia garante delle caratteristiche professionali del docente? Quali dirigenti scolastici, ancora, non hanno dovuto fronteggiare l’onda “furibonda” di genitori che, a seguito di concomitanti eventi giuridicamente ineccepibili, esigevano spiegazioni e soluzioni a fronte di un “incomprensibile” avvicendamento di insegnanti nella classe dei propri figlioli nell’arco dello stesso anno scolastico? Nella maggior parte degli stati europei “gli insegnanti sono sempre più assunti attraverso modalità di reclutamento aperto direttamente dai loro datori di lavoro, che spesso sono le stesse scuole o le autorità educative locali.”(14) Non è forse il tempo di adottare un sistema di reclutamento rispondente alle effettive esigenze didattiche appellandosi ad un sano e improcrastinabile realismo, sdoganando procedure che pure sono state prefigurate anche in sede legislativa(15) e facendo tesoro di soluzioni selettive sperimentate ormai da anni anche in alcune realtà scolastiche italiane?(16) Chi può ancora negare la necessità della valorizzazione del personale docente che in un panorama oggi oltremodo articolato è chiamato, nello stesso tempo, a “trasmettere le conoscenze in modo efficace, incoraggiare l’autonomia degli studenti, creare sistemi innovativi che facilitino l’apprendimento, mettere in pratica metodi propri di insegnamento e di controllo dell’apprendimento di ogni singolo studente, dare una risposta efficace alle diversità sempre crescenti tra gli studenti, il tutto integrando … anche le abilità informatiche e assumendo sempre più responsabilità gestionali ed educative al di fuori del suo specifico territorio tradizionale.”(17)? E chi può negare che la valorizzazione non debba essere coniugata oggi con lo sviluppo professionale, l‘articolazione dei profili, il riconoscimento di prestazioni, competenze e responsabilità, la valutazione dei risultati? “Lo sviluppo professionale continuo ha acquisito importanza negli ultimi anni ed è considerato un obbligo professionale nella maggioranza dei paesi (europei). La partecipazione alle attività di sviluppo professionale continuo è necessaria per ottenere una promozione in termini di avanzamento di carriera e di aumento stipendiale in Bulgaria, Spagna, Lituania, Portogallo, Romania, Slovenia e Slovacchia”(18).

Non è forse giunto il momento di aprire reali prospettive di attrattiva a una professione, quale quella docente appunto, che corre il rischio di soccombere sotto il peso di veti, pregiudizi e resistenze che l’hanno relegata ad un mortificante e sterile appiattimento?(19) Si può, infine, ignorare che la partita più delicata per il rilancio del sistema “paese” si gioca oggi sul piano delle competenze e che su di esse viene misurata la competitività di docenti e studenti? Senza per questo dover derogare a quei presupposti culturali che affondano le proprie radici nel pensiero di Socrate, Seneca, san Tommaso, Locke, Montesquieu, Rousseau, Kant, Costant, Toqueville, Marx o Popper, non può essere disconosciuto il fatto che l’istruzione “disinteressata” deve oggi fare i conti, se proprio non esserne subordinata, con l’“obiettivo primario del Programma Istruzione e Formazione” già prefissato per il 2010 e adesso rinnovato per il 2020 che ritiene «“cruciale” la qualità delle prestazioni professionali degli insegnanti per “trasformare l’Unione Europea nella più competitiva economia del sapere (knowledge economy)”»(20) e che riconosce nell’incremento, nella selezione e nell’affinamento delle competenze, esercitate anche e soprattutto in contesti lavorativi, lo strumento prioritario per garantire la tenuta dell’occupabilità delle fasce giovanili(21). Come sottrarsi allora all’“ineluttabilità” o all’opportunità di un sapere costruito su un sistema di competenze che attinge chirurgicamente e selettivamente al patrimonio culturale della civiltà occidentale e si rimodella incessantemente in estensione, profondità e connessioni a seconda delle esigenze dettate dal mondo del lavoro in essere e soprattutto da quello che ha ancora da venire? I tracciati segnati dalle quattro macro aree di confronto (formazione, reclutamento, valorizzazione e competenze) non esauriscono ovviamente i temi del confronto indispensabili per garantire “l’innovazione per il mondo della scuola” e “per crescere ragazzi a loro agio in un’Italia che dovrà sempre più avere una vocazione internazionale”.

D’altra parte lo stesso Ministro ha assegnato ai due Cantieri il compito di “tradurre in azioni i contenuti delle Linee Programmatiche presentate in Parlamento” che investono altri e non meno importanti temi su cui il confronto di questi mesi e di quelli che seguiranno dovrà esercitarsi, edilizia, organi collegiali, Testo Unico, INVALSI, valutazione, contratto di lavoro, precariato, risorse economiche, scuola aperta, alfabetizzazione motoria, digitale, occupabilità, internazionalizzazione, senza, comunque, dimenticarne altri ugualmente decisivi per l’elevazione della qualità e della competitività del sistema scolastico nazionale, come l’organizzazione strategica della scuola e della didattica, la gestione delle reti e dei rapporti con gli stakeholder, l’autovalutazione e i piani di miglioramento.

Una considerazione per concludere. L’iniziativa dei Cantieri promossa dal Ministro può rappresentare l’occasione per dissodare il terreno della scuola e conferirgli quella friabilità e quella fertilità che potrebbero favorire una nuova e prolifica stagione di semina e raccolta. Fuor di metafora, se da un lato c’è da auspicare, da parte degli attuali governanti, una politica scolastica lungimirante che sappia restituire alla scuola un ruolo di assoluta dignità riservandole adeguate risorse umane ed economiche, dall’altro c’è da conferire, da parte di tutti gli operatori scolastici, alla professione esercitata una competenza, una credibilità e un’affidabilità che giustifichino e attirino forme di investimento non solo da parte delle Istituzioni, ma anche da parte di privati accorti e audaci che nella scuola potrebbero intravvedere o rinvenire moderne e innovative opportunità di impresa e di sviluppo.

 

Note

1 http://hubmiur.pubblica.istruzione.it/web/ministero/cs060514

2 http://www.istruzione.it/allegati/2014/linee_programmatiche_giannini.pdf

3 http://www.istruzione.it/allegati/2014/Cantieri_1_2-Componenti.pdf

4 https://s3.amazonaws.com/PDS3/allegati/SOS%20SCUOLA%20TERRASINI%20documenti.pdf

5 Miglioramento dell’Offerta Formativa.

6 Rapporto sulla scuola italiana 2011, Fondazione Agnelli, Editori Laterza, Bari, 2001, pp. 124-134.

7 http://nuovoeutile.it/novantacinque-tesi-sulla-scuola/

8 http://www.indire.it/eurydice/index.php 9 http://hubmiur.pubblica.istruzione.it/web/ministero/focus100714

10 Ministero della Pubblica Istruzione, Atti della Conferenza Nazionale sulla Scuola (30 gennaio-3 febbraio 1990). Salvatore Sciascia Ed., Palermo, 1991.

11 Key Data on Teachers and School Leaders in Europe – 2013 Edition.

12 Giuseppe Cosentino, «La “questione” della professionalità del docente», in ANNALI DELL’ISTRUZIONE, La formazione degli insegnanti nella scuola della riforma, Le Monnier, Roma, 2003, p. 82.

13 INSEGNANTI IN EUROPA. Formazione, status, condizioni di servizio, numero monografico, in Bollettino di informazione internazionale, Notiziario a cura dell’Unità Italiana di Eurydice - INDIRE pubblicato con il contributo del MIUR - Direzione Generale per gli Affari Internazionali, ottobre 2013, pp. 21-45.

14 Ibidem, pp. 6-7.

15 Proposta di legge d’iniziativa del deputato APREA: "Norme per l'autogoverno delle istituzioni scolastiche e la libertà di scelta educativa delle famiglie, nonché per la riforma dello stato giuridico dei docenti" (953), presentata il 12 maggio 2008, CAPO III, artt. 12-16 o, ancora, Legge Regionale 18 aprile 2012, n. 7. Misure per la crescita, lo sviluppo e l'occupazione. (BURL n. 16, suppl. del 20 Aprile 2012 ), art. 8.

16 A titolo di esempio si richiama l’avviso di pubblicazione del Bando per l’individuazione di docenti di ruolo presso l’Istituto Sperimentale Rinascita - A. Livi di Milano, Prot. n. 902/C3 del 23/05/2013, pubblicato anche sul sito dell’USR Lombardia (http://www.istruzione.lombardia.gov.it/bando_rinascita_13-14/).

17 Rui Canário, Relazione complessiva: formazione e sviluppo professionale degli insegnanti, in ANNALI DELL’ISTRUZIONE, Sviluppo professionale degli insegnanti, Le Monnier, 2003, p. 179. 18 INSEGNANTI IN EUROPA, Formazione, status…, cit. p. 8.

19 Per quanto limitato ad un unico test, quello promosso su iniziativa del Ministero nel corso del 2010/2011, merita di essere conosciuta e adeguatamente soppesata la sperimentazione “Valorizza” condotta su 33 istituti scolastici di Campania, Lombardia e Piemonte con l’ausilio del “metodo reputazionale” (per un primo inquadramento si rimanda a http://www.treellle.org/files/lll/Valorizza_italiano.pdf).

20 Rui Canário, Relazione complessiva... cit., p. 183

21 È la tesi che viene sostenuta in Education and Training in Europe 2020. Responses from the EU Member States, November, 2013, in particolare alle pp. 45-56 (Il documento è consultabile su internet: http://eacea.ec.europa.eu/education/ eurydice/).

Pubblicata il 04 settembre 2014

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